Dopo una sorta di "warm up" estivo, i californiani Tool tornano in Italia con uno show altamente spettacolare e tecnologico, che molti osservatori hanno accostato agli spettacoli dei Pink Floyd (le date: 12 novembre - Torino Mazda Palace, 13 novembre - Firenze Mandela Forum, 15 novembre - Rimini 105 Stadium, 16 novembre - Jesolo (Venezia) Palasport). Potenza di suono e imperscrutabili geometrie ritmiche, esoterismo e inferni quotidiani, carne e spirito. Questi sono i Tool, per i quali è quanto mai indovinato parlare di "culto". Insieme dai primi anni Novanta, Maynard James Keenan (voce), Adam Jones (chitarra), Justin Chancellor (basso) e Danny Carey (batteria) hanno prima conquistato il pubblico appostato al confine tra alternative rock e prog-metal per condannarlo poi ad attese messianiche. Per il nuovo album, ad esempio, lo strepitoso 10,000 Days, giunto ai fan dopo cinque anni di silenzio (tanti ne sono trascorsi dal precedente Lateralus, 2001). Nessun rischio di oblìo. La musica dei Tool riesce a essere allo stesso tempo diretta e articolata, si pone all'intersezione tra i più stradaioli Metallica e i colti Dream Theater, ma è la sua oscura capacità di coinvolgimento cerebrale a renderla tanto affascinante. Ne parliamo con il batterista Danny Carey, metronomo della band e autentico studioso di esoterismo e massoneria, nonché collezionista delle opere del famigerato occultista inglese Alisteir Crowley.Danny, come è cambiato lo show rispetto a quanto visto la scorsa estate?
Credo sia molto vicino a come un concerto dovrebbe essere. E' l'immagine di una band che cerca di dare il meglio. Ma resto dell'idea che sia molto più appagante avere il pieno controllo della situazione e condividere l'essenza deelle situazioni con la folla. Abbiamo voluto che ci fossero video e presentazioni particolari per rinforzare la musica in ogni dettaglio. E' il nostro show, non siamo più ai festival estivi, è un'altra emozione. Ma alla fine tutto viene dalla musica, non saprei descrivere le luci, i video e tutto ciò che accompagna la musica se non come un ulteriore livello sensoriale che abbiamo provato a raggiungere.
A cosa aspirano per se stessi i Tool suonando dal vivo e quale esperienza vorrebbero che il pubblico vivesse in quanto testimone di un loro concerto?
Quando scriviamo canzoni cerchiamo di farne dei "veicoli emozionali", in grado di farci perdere nella musica. Se crediamo in questi veicoli e nella loro capacità di trasportarci come band in un "altrove", crediamo che anche la gente che ascolta le nostre canzoni possa essere trasportata in quell'"altrove" allo stesso modo. Questo è lo scopo: muovere da un punto A a un punto B. Forse il punto B è migliore da quello da cui siamo partiti. E vogliamo condividere quel viaggio.
I vostri dischi e i vostri concerti sono la riprova di una potenza nascosta nella musica, una potenza anche misteriosa...
Capisco a cosa si riferisce, ma non riesco ad avere un'idea molto precisa al riguardo. Trovo però molto interessante un altro aspetto, la magia interna alla band. Quando i Tool si sono formati, abbiamo cercato di essere il più possibile aperti l'uno con l'altro. Questo è lo scopo, mantenersi sinceri nei riguardi dell'alchimia che si è creata tra noi. Siamo entrati in questa "stanza" insieme...
Riguardo ai vostri show c'è chi azzarda paragoni con i Pink Floyd. Personalmente trovo più interessante un collegamento tra i Tool e Syd Barrett: un viaggio nella sua mente sarebbe il soggetto perfetto per un disco dei Tool...
Ah Ah Ah, grazie, lo prendo come un grande complimento. Perché i Pink Floyd, e Barrett in particolare, sono responsabili di alcune delle più grandiose costruzioni sonore mai realizzate. Credo sia un lodevole obiettivo cercare di raggiungerli. Sono onorato di questo accostamento a Syd Barrett perché potrebbe voler dire che anche in noi c'è un feeling psichedelico che spero riesca a trasportare la gente in quell'altrove di cui si diceva, darle quella sensazione, anche di pericolo...credo che fosse proprio questo l'obiettivo delle opere di Barrett.
Nelle foto a corredo di 10,000 Days ogni membro della band è immortalato in foto che sembrano ritratti di Alisteir Crowley...Cosa c'è dietro? Credete ci siano spiegazioni alternative di cosa siamo, dove andiamo...O è solo un antico gioco del rock'n'roll?
Per me è soprattutto una bellissima esplorazione. Non ho mai voluto limitarmi allineandomi a un'ideologia o a una religione contrapposte ad altre, ho sempre cercato di mantenermi aperto. Credo che quello agnostico sia un sano approccio. Chi è convinto di una determinata pratica scientifica può rimanere stupido finché non arriva il prossimo esperimento, chi è convinto di una certa politica può essere preso per i fondelli solo fino alla prossima rivoluzione, se sei convinto di una religione, rischi di essere stupido per sempre.
Nell'album e nei video ricorre spesso l'immagine di un occhio, anche il terzo occhio al centro della fronte, antico simbolo di Dio...
Noi siamo Dio. Non ciò che siamo, ma ciò verso cui siamo protesi, ciò che vorremmo diventare, cercando di evolverci e di migliorarci, inseguendo ciascuno una sua visione di Dio. Credo che in questo atteggiamento risieda quanto di buono possiamo realizzare nella vita e il meglio che possiamo fare di noi stessi. Non c'è alcun Dio, l'unica visione di Dio è quella che ci siamo creata. Ed è un duro compito diventare quel Dio. Certo, credo anch'io che ci sia un potere più alto, una forza più grande di noi. Ma credo che il difficile sia diventare ciò che nella nostra visione è Dio.
L'ascesa di George W. Bush è stata la conseguenza della scelta dell'elettorato americano o è al centro di un piano esoterico?
Ah ah ah, sicuramente non è il prodotto di un piano massonico. Lui non potrebbe mai essere all'altezza della aspettative, dei disegni, delle visioni che ho scoperto durante le mie ricerche sul fenomeno massonico. Bush è solo la persona più stupida mai arrivata al potere. Suo padre è la ragione del perché sia arrivato a occupare la poltrona di presidente degli Usa. Non ho condiviso nessuna delle sue mosse. Forse è stato un male necessario: che Hitler andò al potere fu terribile, ma spinse le brave persone a ribellarsi, ad agire per combatterlo. Forse non lo avrebbero mai fatto se non avessero avuto una nemesi simile contro cui combattere.
Parliamo del prossimo album. Ci vediamo nel 2012?
No, spero molto prima. Certo, gli anni passano sempre più velocemente. Abbiamo davanti almeno un anno in tour per promuovere 10,000 Days e non siamo di quelle band che riescono a scrivere facilmente in viaggio per il mondo. Abbiamo bisogno di prenderci una pausa, di crescere nei nostri spazi individuali. Torniamo insieme quando abbiamo davvero qualcosa da condividere, qualcosa di cui parlare tra noi, allora la nuova musica arriva. Il nostro viaggio è sempre molto incerto. Non so mai cosa faremo la prossima volta, così come prima di 10,000 Days non avevo idea di cosa sarebbe successo finché non ci siamo ritrovati nella stessa stanza e abbiamo cominciato a parlarne. L'ultima cosa che vogliamo è ripeterci. Vogliamo cambiare e fare di ogni disco qualcosa di speciale. Io resto dell'idea che la qualità sia meglio della quantità. Ecco perché i Tool non possono incidere un disco finché non hanno davvero qualcosa da dire